“Ogni volta che il potere diagnostico della medicina moltiplica gli ammalati in quantità esorbitanti, la professione medica passa l’eccedenza alla gestione di altri mestieri non medici.
I signori della medicina investono di un feudo medico derivato i poliziotti, gli insegnanti o i direttori del personale.
La medicina conserva la più assoluta autonomia di definire cosa è malattia ma cede a altri il compito di scovare gli ammalati e provvedere al loro trattamento.
Ormai il cittadino, finché non si prova che è sano, si presume che sia malato. Nella società terapeutica trionfante, ognuno può trasformarsi in terapista e qualcun altro in suo cliente.
La salute non è più una proprietà naturale di cui si presume che ogni essere umano sia dotato fino a quando non si dimostra che è malato, ed è invece divenuta una meta perennemente lontana cui si ha diritto di aspirare in virtù dei principi di giustizia sociale.”
(da Ivan #Illich, “Nemesi medica. L’espropriazione della salute”, 1976)