“È stato un attacco brutale, che impressiona e indigna, ma davanti al quale bisogna non cedere alla tentazione di vendetta e uscire finalmente dalla contrapposizione: serve uno sguardo di realismo che riconosca che nel problema israeliano-palestinese chiunque sostiene l’ingiustizia, di fatto cerca la guerra”
Il vescovo copto cattolico Antonyos Aziz Mina ha servito diversi anni come eparca in Egitto e oggi è canonico di Santa Maria Maggiore a Roma; originario di Minya, la città dei martiri copti di Egitto, che ora sono considerati martiri della Chiesa cattolica, conosce bene la sofferenza della Terra Santa e le tribolazioni delle sue popolazioni. L’unica via per costruire finalmente la pace passa attraverso la giustizia e il rispetto dei diritti umani, sostiene Aziz Mina, riecheggiando la voce dei Patriarchi e dei Capi delle Chiese di Gerusalemme, che a poche ore dal sanguinoso attacco lanciato dai fondamentalisti islamici di Hamas nella striscia di Gaza fino all’interno dello Stato ebraico, hanno rivolto un accorato appello ai leader politici e alle autorità affinché si impegnino “in un dialogo sincero nella ricerca di soluzioni durature che promuovano giustizia, pace e riconciliazione per i popoli di questa terra, che per troppo tempo hanno sopportato il peso del conflitto.”
Partiamo da qui Eccellenza: la sofferenza di tanta gente innocente, vittima ancora una volta di un conflitto che sembra senza fine
“Civili inermi sono stati oggetto di questi attacchi, condotti da terroristi che vanno fermamente condannati; ma ancora altri civili inermi rischiano di venire colpiti dalle ritorsioni, visto che già si parla di acqua ed elettricità tagliate, di fonti di sostentamento – come i pescherecci – distrutte e di infrastrutture abbattute. Rischia di partire una spirale di violenza che si abbatterà sempre sui più indifesi, che la guerra non l’hanno decisa, non la vogliono ma devono subirla”
Che idea si è fatto sull’attacco senza precedenti di sabato scorso? E cosa rischia di succedere adesso?
“Operazioni del genere richiedono una lunga preparazione, non si organizzano da un giorno all’altro. È tempo di prendere coscienza del fatto che questo conflitto perpetuo va risolto una volta per tutte, altrimenti non ci sarà pace nel mondo. Concordo con i Patriarchi e i Capi delle Chiese di Gerusalemme quando chiedono alla comunità internazionale di raddoppiare gli sforzi per mediare una pace giusta, che trovi il suo fondamento nella parità di diritti per tutti”
Concretamente chi e come dovrà muoversi?
“Serve un intervento dell’ONU – e quindi un gesto di responsabilità delle singole nazioni – che non sia sbilanciato e sostenga il diritto a vivere bene dei due popoli, i quali lottano entrambi per la sopravvivenza. Come ha ricordato domenica all’Angelus papa Francesco, ogni guerra è sempre una sconfitta della dignità e un’occasione per non arrivare a nessuna soluzione; armi e terrorismo portano solo alla morte e alla sofferenza di tanti innocenti”
Porre le basi per la convivenza tra palestinesi e israeliani è anche la strada che persegue la Segreteria di Stato del Vaticano: parlando a margine del convegno all’Università Gregoriana sui documenti del pontificato di Pio XII e sulle relazioni ebraico-cristiane, il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, ha rilevato come “il terrorismo, la violenza, la barbarie e l’estremismo minano la legittima aspirazione di palestinesi e israeliani”, ha assicurato che “la Santa Sede segue con profonda e grave preoccupazione la guerra che è stata provocata”, e ha invocato una soluzione che metta in atto “gli strumenti della diplomazia di cui la comunità internazionale si è dotata”. Finché non si risolve il problema della convivenza, ha avvertito il porporato, “finché non si trova una formula di pace, queste cose rischieranno sempre di ripetersi e sempre con maggiore ferocia.”